martedì 29 novembre 2011

L'ISTRUTTORE SIRIANO

Chef d’Escadron Abdallah d’Asbounne
(1776-1859)
Mamelucchi della Guardia Imperiale
Parigi 1811

Io Abdallah d’Asbounne, sono nato a Betlemme e ho conosciuto Napoleone (1).
Avevo ventidue anni quando fui arruolato come esploratore e interprete del generale in capo dell’Armata d’Oriente.
Due anni più tardi ero inquadrato in una delle due compagnie di giannizzeri siriani a cavallo che insieme a una di mamelucchi vennero organizzate come un reggimento di cavalleria francese il “Régiment des Mamelouks de la République”.
Era una giornata di novembre del 1801 quando sbarcai a Marsiglia.
Il desiderio del Primo Console, in quei giorni, era di costituire uno squadrone formato esclusivamente da mamelucchi che come me avessero combattuto  in Egitto e in Siria, da inserire nella Guardia Consolare e da usarsi per le parate.
Eravamo organizzati come se fossimo un reggimento di ussari, ma potevamo vestire il nostro costume tradizionale.
I capi d’abbigliamento e gli stivali che si deterioravano venivano sostituiti da quelli realizzati all’orientale da sarti e calzolai che provenivano dai Cacciatori a Cavallo della Guardia Consolare.
Il 15 aprile dello stesso anno venne decisa la pressoché definitiva organizzazione del corpo dei mamelucchi che doveva essere composto da uno stato maggiore di ufficiali, sottufficiali e artigiani francesi e da due compagnie formanti uno squadrone di mamelucchi. 
La seconda compagnia era comandata dal capitano Salloum coadiuvato dal tenente Daoud, dal tenente in seconda  Elias e da me, sottotenente d’Asbounne. Quel giorno ero appena stato promosso. 
Il 14 luglio1802 ero a Parigi!!!
Ricordo ancora  i volti entusiasti dei parigini, ammassati dietro le cancellate del Cortile d’Onore del palazzo delle Tuileries, quando noi mamelucchi ci lanciammo al galoppo sfrenato  senza nessun allineamento come un’unica massa multicolore in direzione del Primo Console, bloccando di colpo i nostri purosangue arabi sul piazzale, salutando il nuovo signore di Francia con le sciabole alzate verso il cielo. 
Il 2 dicembre del 1804, fu quell’uomo che conobbi in Egitto che scortammo, seduto in una carrozza dorata, verso la cattedrale di Notre Dame perché potesse incoronarsi Imperatore  dei francesi.


Da quel giorno seguii l’imperatore in tutta Europa, partecipai alle campagne di Prussia, di Polonia, di Spagna, al disastro della Russia e di ritorno a quelle di Sassonia e di Francia.
Il nostro battesimo del fuoco fu la grande battaglia di Austerlitz dove caricai le linee russe e facemmo prigioniero il principe Repnin.
Sedici giorni dopo fui nominato tenente in seconda.
Quella fu una delle poche battaglie in cui non venni ferito. Un pallottola mi aveva già colpito alla pancia a Heliopolis e un’altra uccise il mio cavallo arabo.
Furono molti i cavalli che persi in battaglia ed altrettante le ferite che me le ricordano.
A Eylau nella caduta del cavallo, che fu ucciso sotto di me, mi ruppi un braccio; il giorno di Natale a Golymin ne persi un altro e fui colpito da sette sciabolate, un quarto cavallo mi fu abbattuto durante lo scontro di Dresda nel 1813 e poco più di un mese dopo  una cannonata mi portò via il quinto.
Il 29 settembre del 1813 alla battaglia di Altenburg ricevetti un colpo di lancia al petto mentre stavo salvando la vita al colonnello Kirmann.
A Weimar esattamente un mese dopo ricevetti un secondo colpo di lancia. 
Ad Hanau una pallottola mi colpì e persi il sesto cavallo, il settimo e per fortuna ultimo mi fu ucciso alla battaglia di Brienne nel 1814.
Quella fu l’ultima battaglia che combattei per l’imperatore, purtroppo il mio stato di salute dovuto alle 12 ferite che avevo ricevuto fino ad allora non mi permise di partecipare attivamente alla campagna del 1815 e all’epica battaglia di Waterloo.
La mia carriera da ufficiale, tra una battaglia ed una ferita, era intanto proseguita e nel 1811 fui nominato capo squadrone e capitano istruttore, il compito fu assai arduo perché istruire dei mamelucchi voleva dire istruire la più indisciplinata truppa della Grande Armée.
Come capo squadrone fui trasferito nel luglio 1814 al Corps Royal des Chevau-Légers de France, Napoleone aveva abdicato tre mesi prima ed era all’Elba,  sul trono di Francia era tornato a sedere un re.
Dopo otto mesi tornavo a servire sotto le insegne imperiali  nei Lanceri della Guardia Imperiale e in seguito, con i mamelucchi sopravvissuti alle campagne dell’imperatore fui  inquadrato nei Cacciatori a cavallo della Guardia Imperiale, erano i difficili mesi dei così detti “Cento Giorni”.
Il 1 luglio del 1815 ottenni una licenza per malattia.
Il 22 dicembre del 1815 fu il giorno del congedo, ma la mia carriera militare era destinata a proseguire ed il 19 ottobre del 1831 il Generale Bover mi volle come suo ufficiale d’ordinanza.
E cosi riattraversai il Mediterraneo per prendere il comando della piazza di Arzew in Algeria nel 1833 e all’inizio dell’anno seguente ricevetti il comando di un corpo di guerrieri nativi, due mesi più tardi fui nominato console francese a Mascara.
Credevo a quel punto di essere quasi in pensione avevo 58 anni, ma il 24 giugno 1835 venni richiamato in servizio attivo dal generale Fresel;  tre giorni dopo cessò il mio comando della piazza di Arzew, ma venni ferito alla spalla il giorno seguente  a Macta.
Quella fu la mia ultima battaglia dopo di che, ormai sessantenne, il 24 settembre del 1836 abbandonai definitivamente la carriera militare per tornare in Francia.


Un disegnatore, di cui non ricordo il nome (2), mi ritrasse quando ero capo squadrone con la sola medaglia da Legionario della Legion d'Onore che ricevetti dall’imperatore nel 1804, ma altre sono le onorificenze di cui posso fregiarmi, quella da Cavaliere dell’Ordine della Reunion, concessami nel 1814; quella di Cavaliere dell’Ordine Militare di San Luigi nel 1815 e quella da Ufficiale della Legion d’Onore del 1832.
Oggi 2 dicembre 1852 ho 76 anni e mentre sto scrivendo, a Parigi un nuovo Napoleone sta per essere proclamato imperatore dei francesi.
Ho servito la Francia e tutti i suoi padroni, ma questo nuovo imperatore non lo conosco, con il mio ho conquistato l’Europa”.   
Quanto riportato in queste righe è la vera storia di Abdallah d’Asbounne, uno dei più interessanti e meno noti mamelucchi della Guardia Imperiale di Napoleone; solo la narrazione autobiografica è una mia libera esposizione.
Piersergio Allevi


Scultura: Piersergio Allevi
Pittura: Enrico Azeglio
Note:
  1. Abdallah d’Asbounne o Hasboun come si trova scritto a secondo dei casi, nacque a Betlemme il 26-10-1776 e morì a Melun (Seine-et-Marne) il 22-11-1859. Tutti i dati sulla vita di Abdallah d’Asbounne sono tratti dal suo stato di servizio conservato a Parigi, Service Historique de l’Armée de Terre (SHAT), Chàteau de Vincennes e pubblicato in, R. PAWLY, The Red Lancers, Marlborough 1998.
  2. Il ritratto di cui si fa riferimento nel testo, opera di anonimo, è conservato a Salon de Provence presso il Musée de l’Empéri,  e pubblicato in: E.L. Bucquoy, La Garde Impériale - Troupes à cheval, Paris 1977; Tradition n° 129, décembre 1997.

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